LA SEDUZIONE DEL COLORE, OVVERO IL LINGUAGGIO VISIVO
… E’ attraverso un processo di continue composizioni e scomposizioni delle “ visioni” create, che la Nostra recupera la voglia di rivisitare, comprendere e relazionarsi con la “Storia” e con la “Natura”, e con l’uso primitivo e suggestivo dell’impasto materico in cui la plasticità dei fiori e delle foglie esprimono la tensione di una sensibilità moderna, apparentemente irriverente e anti-conformista sviluppa una estetica non condizionata dalle mode consumistiche, non ancora omologate ( i fiori materici).
La pittura di laviche e strutturali emozioni, dall’Espressionismo attraverso parentele feconde con Van Gogh si nutre della sana inquietudine di Munch e si alimenta di “astratti creativi furori” approda ad un post- Astrattismo che esplora i labirinti inconsueti della infelicità del presente…
Francesco Federico
SUGGESTIONI OTTICHE DI GRANDE FORZA EVOCATIVA
… Un linguaggio quella di Giuseppa D’Agostino di grande forza evocativa, come sgorgato da una “trance” medianica, che, travalicando gli angusti limiti della rappresentazione fotografica del mondo, proietta il riguardante in una dimensione “altra”, fatta di umori ed inquietudini, in cui il “pathos” sensitivo ha il netto sopravvento sulla fredda percezione razionale…
Salvo Ferlito
“Mediterraneo”, 22 marzo 2000
IMPIANTI VISIONARI DI TALENTO
… Partita da una pittura lapidea e petrosa, in virtù di una stesura assai materica e talora magmatica del colore, la pittrice ha proceduto lungo la via del progressivo dissolversi delle forme, giungendo ad una figurazione sempre più scarna e quasi allusiva. Un Iter ben evidente nei suoi diafani oli su carta, ove il liquefarsi dei colori sul supporto dà luogo a fascinosi cangiantismi cromatici in grado di plasmare ora fiori, ora paesaggi o, ancora, spettrali ed irretenti giochi tonali…
Salvo Ferlito
“L’Ora”, 16 dicembre 2000
UN “ESPERIMENTO ESTETICO” CHE RISOLVE LA CONTRAPPOSIZIONESOGGETTO/OGGETTO
Il fascino dell’arte di Giuseppa D’Agostino” sta nel saper dare un’immagine visiva ai suoi stati d’animo, nel consacrare nella tela il suo mondo, grande suo ispiratore; si tratta certamente di una nuova esperienza estetica in cui l’effetto del contrasto è insostituibile protagonista…
… Questo che senza dubbio si può definire “esperimento estetico” cela un io che vuole risolvere la contrapposizione tra soggetto e oggetto e che vuol dimostrare che il mondo esterno- di cui è grande interprete non è ostile al mondo del sentimento.
Giulia Noto
UN SOLITARIO VIAGGIO DELL’ANIMA
… Spettri, anime, figure furtive senza sesso né età, senza una precisa collocazione nello spazio e nel tempo, fluttuano animando le tele della D’Agostino. Che non compie una fuga dalla realtà, ma un solitario viaggio dell’anima, nell’incessante ricerca di un inafferrabile “altrove”.
Ma nella ricca e varia produzione di questa pittrice palermitana non manca l’inno alla vita: dal miracolo che si rinnova in ogni maternità, alla semplice bellezza dei fiori che esplodono nella loro ricchezza cromatica, quasi vivi e corposi, grazie all’abile tocco della spatola…
Laura Romano
TRA PASSIONALITA’ E LUCIDITA’ ARTISTICA
… La pittura di Giuseppa D’Agostino, lasciando spazio ad una sua personale interiorità, nasce da una forte voglia di vita, dal desiderio di voler confrontarsi con la realtà non in maniera passiva, ma gettando nella “mischia” passionalità e lucidità artistica, in un connubio che sembra voler aprire nuove dimensioni…
Tommaso Romano
L’ “OCCHIO DELLO SPIRITO”
… Uno scenario, che sapientemente fonde informale e reale, disvela, nel divenire cromatico, l’accorato accento che l’artista trasmette alle forme col velluto soffice della sua malinconia.
Incisività del tratto segnico, estrema audacia formale nelle rappresentazioni di stati emozionali della forte carica drammatica, queste le connotazioni essenziali di un’ artista che elabora dal proprio inconscio immagini e visioni antilogiche ed affatto dirompenti…
Pino Schifano
“Sicilia tempo”, aprile 2000
EVOCAZIONI E LIRISMO
… Le sue percorrenze figurative, mosse su quel diorama di città e nature morte, figure femminili, materne e sensuali, e icone floreali, mostrano una sorta di esasperata angoscia, restituita ad una disforica passionalità. Una tensiva dimensione nella quale emblema e realtà si raccordano, si amalgamano e si depositano sul piano della ricognizione e della analisi. L’essenza di una palpabile umanità che vive e agita il mondo non è certo condizione pronta a limitare quel versante del discorso naturalistico alimentato dalla emotività della D’Agostino; nè tantomeno pone limiti sulla responsabilità lirica che la pittrice impone al racconto della dissipazione naturalistica, pur con qualche concessione alla retorica. Dimostra, comunque, l’impossibilità di un sogno, mostrando, con semplicità, lo iato tra desiderio, contesto naturale e realtà. Ma i temi cari alla D’Agostino, sempre malinconicamente avvolti da una lieve tensione creativa, la coinvolgono nella embrionaria enunciazione poetica per quel disporre le utopie col marchio della natura, soffuso di contrastanti passionalità mosse tra meditazione e accensione lirica, condotte lungo le tracce floreali, le aurore incipienti, lo scavo del corpo. Una vocazione – questa- adatta a colpire l’oggetto di riflessione nel suo stato interiore, per poi manipolarlo in virtù della sua maggiore densità…
Aldo Gerbino
… Di fronte a tanta pseudo arte “consolatoria” e ripetitiva, quella di Pina D’Agostino sa farci immergere nella realtà per meditarla e guardare al futuro con la consapevolezza del nostro disagio. Ma anche offrendoci un messaggio di grande fiducia, di irrinunciabile speranza.
Indicandoci la strada, entrando nel suo luminoso paesaggio “globale”. Al di là della semplificazione simbolica della titolazione, i suoi paesaggi non hanno infatti identificazione alcuna. Sono luce universale. Una inner light (luce interiore) che R.W. Emerson preconizzava quale forza modellatrice delle leggi naturali. Una pittura senza confini concettuali, senza limiti di comprensibilità ed empatia; che guarda ad una natura che sia finalmente promessa di una nuova, sfolgorante primavera.
I “frammenti” d’anima di Pina D’Agostino non riflettono più, allora, quelli di un mondo che va alla deriva. Non più fantasmi di morte o di disgregazione, ma nostalgia di una unità perduta e luce che ne illumina la ricomposizione.
La storia, vissuta come incubo grazie all’arte rivela la verità della condizione umana e ne traccia il cammino salvifico.
Giuseppa D’Agostino vive con tutta se stessa il Menscheidämmerung (il crepuscolo dell’umanità) ma ne s dipingere l’alba in questo suo eloquente e contemplativo viaggio sulle vie della vita e dell’infinito.
Pino Schifano
FRA “SUSSURRI E GRIDA”
È un gorgo emotivo la pittura di Giuseppa D’agostino. Un “maelstrom” avvolgente che scende nel grumo scuro degli umori più profondi, coinvolgendo ( e talora sconvolgendo) l’osservatore.
Perché la D’Agostino è una di quelle artiste realmente in grado di emozionarsi ed emozionare, capace ( come pochi) di tradurre in altrettante immagini efficaci i propri stati d’animo. È ciò ben al di là di qualsiasi “programmatico” e “pianificato” rigurgito neo- romantico, ma con una ineluttabile ed incontrollata compulsività; una sorta di vulcanicità psico- affettiva che ella declina – tra soste e ripartenze – in termini di magmatica e sulfurea visionarietà …
Salvo Ferlito
… Vi è un continuo vagire espirare dell’animo nelle sue tele, come se la spinta alla vita e il ritrarsi da questa fossero cosi vicini da osare rappresentarli come speculari.
Se la vita è un ciclo e per tale a forma perfetta, i punti più distanti paradossalmente sono quelli più vicini…
Francesca Gagliano
… I suoi dipinti- affascinati per resa cromatica, accattivanti per la ricchezza contenutistica dei messaggi – sono sovente pervasi da “ pallide ombre” che acuiscono il senso del mistero che l’artista è intenta a svelare nella ricerca ansiosa della risposta…
Bent Parodi di Belsito
… Nel tempo, le sue vigorose marcature coloristiche- luce e tenebre di una sofferta visione del mondo- ed il recente uso discorsivo del polittico hanno connotato sempre più pensosi momenti ideativi, dalla forte valenza simbolica e sociologica. Arte sensitiva, un respiro dell’anima, inquietante riflesso dell’eterno cammino dell’uomo…
Pino Schifano
… Si susseguono tematiche pregnanti nell’opera della D’Agostino, momenti di un’intensità sfavillante, esemplari di umanità in un percorrere a ritroso il senso della pittura per raccogliere nell’opera quel tanto che basta per carpire il segreto della vita, quello della morte, il sogno e la realtà. Dalla maternità all’umanità, i percorsi dell’opera di Giuseppa D’Agostino ci conducono fra i meandri di un cromatismo fatto di colori accesi ed intensi in contrasto vivo con tonalità più spente in forma dialettica tra loro…
Michele Govoni
“La nuova Ferrara”, 17 giugno 2005
… La sua ricerca la porta ad indagare le forme nel momento in cui sembrano disperdersi, distratte da altre pulsioni, verso nuovi ambiti di visione. Eppure la decisione del segno della spatola che riconduce all’interno del supporto i riflessi di quelle forme, ne ricompone gli ambiti di senso.
Sono allora paesaggi urbani e naturalistici, fiori, figure, ad essere delineati per accenni, per suggestioni, per scansioni cromatiche, per impasti materici. Al centro della sua creazione artistica resta ben saldo un’amore grandissimo per la pittura, cosi come la certezza che l’azione del dipingere non prende inizio o si esaurisce nella sola fase della mimesi…
Gianni Cerioli
“Il Resto del Carlino”, 19 giugno 2005
… Prevale prorompente il tema del dolore, che grida il suo bisogno di essere condiviso dagli altri, affinchè acquisti senso, nella compassione, vale a dire nel soffrire insieme, per intravedere un filo tenue di speranza…
Marco Fragonara
“ La Sicilia”, 12 agosto 2006
… L’esasperazione voluttuosa e arcana della sua trama espressiva investe a pieno il portato psicologico, traducendo ogni cosa in una gestuale tendenza liberatoria. Su tali affermazioni il complesso della sua pittura, volta con particolare trasporto al paesaggio, alla trasfigurazione degli elementi naturali, al dissolvimento di certe icone apposte nel drappo del sogno, insiste, oggi con maggiore forza (attraverso il corpo dell’olio e della carta, che ne amplifica il registro emozionale) al delineamento del suo scenario creativo.
Aldo Gerbino
… Cosi come il tema della figura, ciclo anch’esso molto trattato dall’artista, ci mostra essere scarnificati ridotti ad ombre o addirittura scheletri, anche i suoi paesaggi si esprimono attraverso una marcata essenzialità di motivi: sia che la luce accenda paesaggi naturali o alluda a luoghi urbanizzati, sempre svelati da una modulata tavolozza, questi hanno talvolta il sapore acre dell’abbandono, ma anche della speranza e della rinascita. E allora il destino, non più ineluttabile, si fa progetto, attraverso l’esaltazione dei sensi, l’ ebbrezza del sogno e persino la vertigine della solitudine.
Il percorso pittorico scelto da Giuseppa D’Agostino è arduo, tuttavia non le mancano l’umiltà e la grinta necessari per tradurre nel suo lavoro d’artista la propria visione del mondo, in quel difficile equilibrio, che mi piace definire con un ossimoro: il felice tormento dei sensi , in cui ci conduce una pittura ricca di umori inquieti e contrastanti…
Maria Antonietta Spadaro
Di Pina D’Agostino è stato spesso scritto di quanta ansia e angoscia, di quanta vis drammatica e immaginazione fantasmatica è intriso il suo lavoro, che tante volte ha coniugato una figurazione evocata e trasognante ad una atmosfera straniante e raggelante.
… Quell’angoscia profusa nei profili evanescenti di anime richiamate dall’oltre, sembra essersi dissolta nelle trasparenze di questi pianori, nelle distanze misurate dai delicati passaggi tonali che rivelano appena un elemento di natura, una nuvola, un cespuglio o un fruscio di animali nascosti. A quel mondo di una surrealtà ricercata e presago di una drammatica ineluttabilità si offre uno spiraglio di vita…
Emilia Valenza
Il sentimento derivante dalla compenetrazione delle cose, dissolvenza panteistica tra l’In Sé e il fuori di Sé si esplica nella pittura di Giuseppa D’Agostino in una matericità particolarissima, che assurge a scontro fisico tra l’esistente e il mondo, il pensante e il pensato, l’ontologia e l’ermeneutica.
… La pittura di Giuseppa D’Agostino si pone quindi come un percorso di andata a e ritorno (forse) tra i meandri della propria interiorità, un ritorno alla comprensione del flusso della propria coscienza senza sovrastrutture, la pittura come critica coscienziale.
Antonio Davide Madonna
… Le sue opere aprono invece, varchi di dolore infiniti, sogni prenatali di anime lacerate, graffi su ventri di donne in piena e poi respiri lunghissimi che si stendono e si ritraggono. Rossi, neri, lampi di gialli intensi; tavole di estrema visceralità …
Gabriella Reccia
“la torre” quindicinale 4 aprile 2007
… Entrare nel nucleo delle sofferenze è come rischiare di contaminarsi, per questo si è spesso riluttanti e per questo si apprezza il coraggio di un’ artista, che non rifiuta di gettarsi a scavare nel torbido elemento fatto dai dolori dell’umanità. È un corpo a corpo vissuto con lucida determinazione, che raramente si trova in una donna, ma quando ciò avviene nulla può frenare quella furia istintiva di sincera denuncia dei mali del mondo.
L’orrore infinito della guerra, il furore distruttivo dell’uomo esplodono in alcune tele dove la difficile scelta di mostrare i drammi collettivi, effetti della crudele ferocia bellica, trovano ancora una volta, con coraggio, esisti compiuti.
Quando l’immagine riesce a divenire vera, assoluta, nell’opera, si è compiuto il miracolo dell’arte.
Maria Antonietta Spadaro
L’irrequieta vitalità e la gioia di vivere della D’Agostino si scontrano via via con la drammaticità degli episodi che costellano nel dolore e nella sofferenza i momenti della sua vita operativa e del suo ambiente di lavoro. Da qui un trasporto ed un’attenzione verso le problematiche esistenziali, che fanno della vita, della morte e di tutti i perchè del quotidiano il perno dell’agire e del vivere dell’uomo. Una prolifica produzione (olii su tela, su faisite e carta) evidenzia – in circa vent’anni di attività – queste tematiche, inframmezzate da squarci di serenità in cui la luce prende il sopravvento nel suo linguaggio cromatico e formale prevalentemente duro, amaro ed a tratti “oscuro”: paesaggi urbani spettrali, misteriosi “figure” vaganti o immerse in “gironi” dalle atmosfere rabbrividenti, fiori materici, maternità drammatiche ed improvvise esplosioni di colori e di luce in fiori giganteschi di anelati paradisi…
Il “diario” spirituale della D’Agostino – una vera e propria autoanalisi psichica – trova il punto di contatto supremo nel rapporto estetico col fruitore, che fa propri i dilemmi esistenziali della pittrice, di per sè universali, comunque.
Ed è la compartecipazione ed il coinvolgimento dei visitatori delle sue mostre che determina ancor più il successo del lavoro dell’artista palermitana, a giudicare dalle numerosissime frasi che cittadini di varia estrazione e nazionalità lasciano volentieri sui registri di sala: ” Le nouveau monde est en Sicile, probablement: un grand merci”, oppure; “Una pittura sofferta, che colpisce profondamente il cuore e la mente”…
Pina D’Agostino raggiunge così, soprattutto in questi ultimi tre anni, un altissimo risultato espressivo, attenzionato ed apprezzato dunque dal pubblico e dalla critica, e suggellato dal conseguimento dei primi premi, dalle inequivocabili ed eloquenti motivazioni, quale quella, ad es., del premio Liolà del luglio 2001: “Capace di donare un senso aurorale a uno dei topoi più usati, ed abusati, della pittura d’ogni tempo: la natura morta”.
…Vasta e variegata, quanto possono custodire, e tanto contenere ancora, le profonde e capienti “cantine dell’anima” di questa sensibile e “sensitiva” artista.
Dal catalogo
SUSSURRI E GRIDA
Opere 1999-2001
(Città di Caltanissetta)
” LA VIOLENZA COSTRUTTIVA DEL TERRORE”
di Pino Schifano
“Verrà per tutti la luce…ma io sarò sola nella mia notte?”
La sconcertante analogia – più rimarchevole in quanto inconsapevolmente ed involontaria – tra la problematica (pittorica, musicale, teatrale) espressionista e questa sorta di via crucis laica ch’è la confessione per quadri di Giuseppa D’Agostino, acquista, di tappa in tappa, maggiore spessore e più rilevante valore artistico.
Nè valgono a smorzare la forza drammaturgica delle sue “visioni” il più frequente incidere verso le aurorali (o vespertine?) luminescenze dei suoi più recenti paesaggi o l’esplosione cromatica dei suoi fiori, restituiti ad una prorompente vitalità, mal frenata dai centrimetrati limiti della tela o della carta.
Resta il dramma, dunque, nella narratio d’una sempre latente crisi esistenziale della D’Agostino – che pur tutti ci attanaglia, nel comune denominatore dell’insicurezza – per cui la spettrale sequela dei suoi incubi pittorici, le zone d’ombra della sua anima (lacerata dal presagio del possibile ancor più che dall’angoscia dell’imprevedibile), paradigma della sua coscienza individuale, si fanno specchio d’una inconscia Angst collettiva, mentre i suoi sentimenti, le paure, le speranze trovano nei cupi colori della notte il senso della verità, che tristianamente vacilla nell’ambiguità ingannevole del giorno.
E’ un percorso ad ostacoli, quello che la sensibile artista palermitana compie attraverso la sua ricerca espressiva, in cui gl’impulsi interiori, le scelte cromatiche e l’ansia di Luce s’incanalano in soluzioni formali tutte e singolarmente coinvolgenti; in cui armonia visibile ed armonia invisibile combaciano, in forte connotazione identificativa.
Un “dramma a stazioni”, si direbbe con Strindberg, la produzione pittorica di Pina D’Agostino: sovente dai concetti oscuri e terribili, talora dai temi gioiosi e malinconici, tanti, comunque, e diversi, quanti i suoi altalenanti stati d’animo. E come nella struttura drammaturgica strindberghiana, un percorso che parte dall’Io, che si sviluppa nella ricerca del “Cammino”, verso città e paesaggi finalmente fuor dalle brume, dove il nascere di una nuova creatura o lo sbocciare di un fiore siano segni solari veri di rassicuranti orizzonti di vita.
EVOCAZIONE E LIRISMO
di Aldo Gerbino
I percorsi di Giuseppa D’Agostino, come avemmo a rilevare per altre espressioni dell’arte figurativa siciliana, conferiscono una loro peculiarità all’esistenza visiva, al cordolo ampio e sinuoso della natura, appena costruito sul nodo solingo della percezione.
A questa funzione dello spirito, essa assolve fin dagli inizi del suo controverso percorso, imprimendo sempre più il collante della coerenza alla ascesi e al ritorno nel tempo privilegiato della mediterraneità. Una condizione vissuta dall’Autrice come categoria interiore, assunta quale necessità di esplorare se stessa nel mondo e ricrearlo attraverso il piano d’intersecazione tra realtà e fantasia.
Le sue percorrenze figurative, mosse su quel diorama di città e nature morte, figure femminili, materne e sensuali, e icone floreali, mostrano una sorta di esasperata angoscia, restituita ad una disforica passionalità. Una tensiva dimensione nella quale emblema e realtà si raccordano, si amalgamano e si depositano sul piano della ricognizione e della analisi. L’essenza di una palpabile umanità che vive e agita il mondo non è certo condizione pronta a limitare quel versante del discorso naturalistico alimentato dalla emotività della D’Agostino; nè tantomeno pone limiti sulla responsabilitàlirica che la pittrice impone al racconto della dissipazione naturalistica, pur con qualche concessione alla retorica. Dimostra, comunque, l’impossibilità di un sogno, mostrando, con semplicità, lo iato tra desiderio, contesto naturale e realtà. Ma i temi cari alla D’Agostino, sempre malinconicamente avvolti da una lieve tensione creativa, la coinvolgono nella embrionaria enunciazione poetica per quel disporre le utopie col marchio della natura, soffuso di contrastanti passionalità mosse tra meditazione e accensione lirica, condotte lungo le tracce floreali, le aurore incipienti, lo scavo del corpo. Una vocazione – questa – adatta a colpire l’oggetto di riflessione nel suo stato interiore, per poi manipolarlo in virtù della sua maggiore densità. Ciò particolarmente viene sostenuto dal lavoro operato sul paesaggio dell’anima, variazioni di luce, asseramenti, alberi, giochi in controluce. Ogni cosa sedimenta il suo spazio visivo in una sorta di lirico e contenuto espressionismo. Nel suo perimentro vi affiorano fuggevoli sensazioni informali tendenti ad un impercettibile chiarismo, il tutto sganciato da quella “angustia” e da quelle ” angosce della pittura moderna” denunciate da Raffaele De Grada (per altri artisti isolani) tanto da evidenziare, anche in questa pittrice, lo scrigno di una recuperabile “serenità”. Il tutto pervaso da un’altra vocazione: parlare con se stessa, riaprire il dialogo con certi interni struggimenti, riappropriarsi del senso della solitudine, dal quale ambito affiorano i più recenti lavori pittorici. Nel tentativo di superare ogni conflitto le cifre della “flora”, della umanità femminile, della natura si sforzano di diventare fremiti del pigmento, interrogazioni, in quanto vi è la spontanea consapevolezza che la “forza evocativa”, come suggerisce Salvo Ferlito, possa essere capace, da sola, a suffragare qualunque forma d’anima e la sua inestinguibile ansia.